E fu sera e fu mattina
- Stefania Faccioli
- 6 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min

“Tu sei tutta bella, amica mia, e in te non vi è macchia.”
Certe frasi hanno il potere di restare impigliate nel petto come fili d’oro tra le dita. Le parole del Cantico mi scorrono dentro da sempre, ma solo da qualche anno le ascolto davvero. Le ripeto come una preghiera silenziosa, mentre guardo fuori dalla finestra il lento disegno delle colline moreniche. Lì il tempo sembra rallentare, e tutto — anche il dolore — diventa sopportabile, perché immerso in una bellezza che consola.
Mi sveglio sempre prima del sole. C’è un momento, sospeso tra il buio e l’aurora, in cui la Terra trattiene il respiro. Anche il mio cuore si ferma un istante. È un silenzio sacro, quello. Un richiamo antico, come se la natura dicesse: “Sono ancora qui. Per quanto?”.
Il canto degli uccelli è il primo a rompere l’incanto. Poi arriva il profumo del caffè e il rumore dell’acqua che scorre. Le mani si muovono da sole: scelgono stoffe, fili, colori. Lavoro con quel che trovo. Lino macchiato, pizzi dimenticati, tessuti sfibrati da vite precedenti. Li raccolgo, li ascolto. E poi ricamo.
Ricamo frasi d’amore su tovaglioli. Parole dolci, parole perdute. Ogni punto è un atto di resistenza, un piccolo gesto contro l’oblio. Non è solo estetica: è etica. È la mia risposta alla corsa cieca verso un futuro che ci vuole sempre altrove, sempre più in alto, più lontano. Come se Marte potesse offrirci il perdono che non siamo stati capaci di meritare qui.
Guardo le colline e penso: chi siamo diventati? Costruiamo razzi per fuggire, ma non sappiamo piantare un albero. Cerchiamo acqua su altri pianeti, ma avveleniamo le sorgenti sotto casa. È l’egoismo mascherato da ambizione. È l’incapacità di amare davvero.
Io non ho soluzioni grandi. Ma ho le mani. Ho ago e filo. Ho una casa piena di oggetti che portano memoria. Ho il coraggio — e la responsabilità — di scegliere cosa acquistare, cosa rifiutare, cosa trasformare. Perché ogni gesto, ogni consumo, è un voto sul mondo che vogliamo abitare.
Il riciclo, per me, non è solo pratica. È filosofia. È rispetto. È ascolto. È un modo per dire alla Terra: “Ti vedo. Ti ascolto. Ti amo ancora.”
E in quel silenzio del mattino, prima che il giorno esploda, giuro di non smettere. Anche se sono solo una. Anche se il mondo corre. Io resto. E cucio.
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